La dieta dei pompeiani
Dai resti di cibo trovato carbonizzato si è scoperto che l’alimentazione dei pompeiani era a base di verdura, frutta e pane. Non mancavano il pesce e la carne, soprattutto di pecora e di maiale. Per insaporire i cibi utilizzavano erbe aromatiche, come l’alloro utilizzato anche in campo medico e come pianta decorativa.
Nelle botteghe si vendevano in grande quantità frutta e verdura al punto che Plauto definì i romani “mangiatori di erbe”. Gli ortaggi più utilizzati erano, lattuga, cicoria, cipolle e aglio, broccoli di rapa, basilico, carote, porri, piselli, ceci, lenticchie. Per avere gli ortaggi anche durante l’inverno si conservavano in salamoia oppure in aceto, mentre la frutta veniva essiccata e immersa nel miele.
Il vino era l’accompagnamento principale. Il mosto veniva cotto con miele, erbe aromatiche e zucchero e servito subito dopo i pasti.
Molto diffuso anche il pane, presente già nel II secolo a. C. Gli studiosi hanno scoperto che i panettieri pompeiani sfornavano almeno dieci tipi di pane, più uno speciale biscotto che veniva utilizzato come cibo per cani.
La “specialità” della cucina pompeiana era il cosiddetto garum: una salsa di pesce dal sapore aspro ottenuta dalle interiora delle sardine, mescolate con minuscoli pezzi di pesce, uova di pesce e di gallina. Il miscuglio veniva pestato e poi lasciato al sole o in un ambiente riscaldato, poi di nuovo pestato, lasciato in fermentazione per sei settimane e infine filtrato. Pompei era famosa anche per la produzione di formaggi di pecora e di mucca.